E così anche la legge di bilancio 2022 cambia di nuovo una parte molto significativa delle leggi e delle regole del superbonus e dei bonus normali.
E siamo sempre in attesa del decreto del MITE con l’indicazione dei prezzi di riferimento.
Non c’è pace per i poveri operatori del settore.
Ormai è un dato di fatto che parte dei professionisti (e chi scrive appartiene a questa parte) abbia deciso di tenersi completamente fuori dal superbonus: troppe le incertezze, troppi i rischi professionali e, soprattutto, la impossibilità di utilizzare ragionevolezza e conoscenze tecniche per porre un argine ed indirizzare i committenti verso lavori davvero utili dopo che è stato trasmesso loro un messaggio folle: tutto quello che volete, tutto gratis!
Che il messaggio trasmesso ai cittadini, soprattutto dal M5S e da gran parte della stampa, sia folle e abbia provocato molto inconvenienti è dimostrato da quello che il Presidente del Consiglio, il Prof. Mario Draghi, ha detto nella conferenza stampa del 22 dicembre scorso.
(Per chi volesse ascoltare l’intervento il link è https://www.youtube.com/watch?v=T1Xca4sxAgc al minuto 37.05 della conferenza).
Rispondendo ad una domanda di una giornalista sul superbonus, il Prof. Draghi, ha affermato testualmente:
“ Sul superbonus.. il governo ritiene che sia una misura che abbia indubbiamente dato molto beneficio ma abbia anche creato distorsioni e per questo la proposta del governo era quella di una estensione per i condomini e una limitazione per le case unifamiliari soltanto per le famiglie con un ISEE al di sotto di 25.000 euro … perché il governo non voleva estendere il superbonus… dicevo prima perché ha creato delle distorsioni, la prima di queste è un aumento straordinario dei prezzi delle componenti che servono a fare le ristrutturazioni alcune di queste componenti o quasi tutte sono molto importanti per l’efficientamento energetico beh… il risultato è stato che oggi una unità di efficientamento energetico costa molto di più di quanto non costasse prima del superbonus… chiaro che le emissioni vanno giù ma non vanno giù di così tanto per assorbire questo aumento di prezzo… quindi è la logica del 110 % che, in un certo senso, non rende più la contrattazione di un prezzo importante rilevante… secondo e questo è l’altro aspetto, ha incentivato moltissime frodi… è di stamattina la comunicazione che l’AdE ha bloccato 4 miliardi di crediti… insomma c’erano buoni motivi per la riluttanza del governo ad estendere ulteriormente il superbonus”.
Certo chi scrive questo blog è preso dallo scoramento: se una personalità come il Prof. Mario Draghi, non riesce a limitare i danni causati dal superbonus ed a sottrarsi alle pressioni degli interessi costituiti su tale argomento, allora a cosa vale che ne parli io che sono un povero Carneade?
Vale, forse, solo come atto di testimonianza perché un domani (il tempo è galantuomo) quando arriveranno i momenti brutti (che ci saranno di sicuro e che vedranno le indagini della magistratura, le verifiche dell’ENEA e dell’Agenzia delle entrate, i processi civili e penali, etc.) , non si dica che tutti erano d’accordo sulla logica del superbonus e che nessuna voce si era opposta.
Et si ommes ego non (traduco liberamente, non tutti perché io mi opponevo; e con me tanti altri professionisti e cittadini silenziosi).
Qualche considerazione in libertà.
L’intervento più gettonato del superbonus è la messa in opera di un cappotto termico sull’edificio; si stima che il cappotto abbia una durata di circa 20 anni (quando l’installazione sia fatta a regola d’arte, da maestranze preparate e in tempi lavorativi congrui, cioè in condizioni che sembrano essere molto lontane da quelle in essere oggi nei cantieri in corso) ma il tempo di ritorno semplice di questo tipo di investimento è tipicamente nell’intervallo tra 50 ed 80 anni. In altre parole il cappotto perde la sua funzionalità quando ancora mancano 30 (oppure 60 anni) perché si cominci a vedere un ritorno, in termini economici, dell’investimento fatto.
Ma tanto paga un altro, che volete che ci importi! Peggio per lo Stato che ha messo in piedi questa possibilità.
E noi paghiamo le tasse per fare queste castronerie.
Quanto ho illustrato sopra significa anche che chi installa il cappotto oggi deve già prevedere interventi di manutenzione straordinaria, sul cappotto, con frequenza di circa 20 anni; e gli interventi dovranno essere eseguiti a sue spese e, verosimilmente, senza future detrazioni fiscali utilizzabili.
E probabilmente con regole tecniche sui cappotti che diventeranno più severe (per esempio con riferimento alla reazione al fuoco dei materiali utilizzabili) e quindi di più costosa applicazione.
Altro aspetto molto criticabile del superbonus è la mancanza del contrasto di interesse tra ditte e committenti vista la completa copertura delle spese da parte di un terzo (lo Stato!): in questo modo non ha più alcuna importanza l’enormità del costo totale dell’intervento e, anzi, non si può escludere l’interesse ad alzare i costi, anziché a diminuirli, sia della ditta sia del committente.
Un altro aspetto poco discusso è l’allargamento delle complicazioni burocratiche (inizialmente previste per il solo superbonus) anche ai normali bonus (per esempio, eco bonus, bonus casa e bonus facciate): invece di semplificare la normativa del superbonus (un coacervo di provvedimenti scritti mali e modificati con cadenza circa mensile negli ultimi due anni) si sta provvedendo a complicare le regole degli altri bonus.
Quasi una sorta di maledizione operata dal legislatore: voi operatori del settore mica vorrete utilizzare i bonus normali, con le loro originarie regole semplici, e così vivere più felici lasciando ai soli fruitori del superbonus le regole cervellotiche, la sofferenza burocratica e i rischi professionali non controllabili? Noi legislatori non ve lo consentiremo e per dimostravi il nostro potere, cui non dovete né potete sfuggire, estendiamo anche ai vecchi bonus tutta la follia delle regole più complicate. E a questo punto sarete costretti ad andare dal commercialista per il visto di conformità, ad asseverare la congruità della parcella professionale e dei prezzi degli interventi come se si trattasse di lavori pubblici, ad utilizzare prezzari costosi oppure obsoleti ed inutili, a fare verifiche di conformità urbanistica e catastale, a chiedere i documenti agli uffici tecnici pubblici (che, se siete fortunati, vi faranno aspettare per mesi per avere una risposta e, se invece sarete sfortunati, non vi risponderanno nemmeno).
Concludo: ma cosa abbiamo fatto di male noi cittadini e noi tecnici per meritare una classe politica così approssimativa?
È facile fare politica regalando i soldi (degli altri) ai furbi!
È difficile fare politica progettando un futuro credibile.
E infatti non ci riescono.